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Dolci per i neonati

creato da Maria Linardi ultima modifica 20/06/2008 15:12

Per il battesimo di ItaliaPlease la nostra rubrica di cucina ci propone i piu' tradizionali dolci offerti in Italia dopo la cerimonia battesimale.

Le tradizioni popolari

In molte zone d’Italia il battesimo è legato ad antiche tradizioni di ospitalità. Dopo il rito i genitori del battesimato accoglievano i parenti e il padrino/ madrina con un ricco buffet posto, di solito, nei pressi del focolare: cioè nel cuore della casa.

Il perché di una tradizione più frugale del battesimo rispetto al matrimonio, alla comunione o alla cresima porterebbe all’intento di proteggere il neonato dall’esterno, festeggiando la sua nascita in un luogo che gli permettesse di essere al centro dell’attenzione e in tutta sicurezza (cosa di meglio del cuore della casa?); dall’altra la dimensione di familiarità richiesta dalla presentazione ufficiale del padrino, ovvero la persona che avrebbe acconsentito alla tutela del neo arrivato.

Un tempo, inoltre, ben poche famiglie potevano permettersi di replicare il lusso del ricco pranzo matrimoniale (soprattutto in caso di figlia femmina), cosicché l’offerta battesimale di un tempo si è tramandata nella sua dimensione più intima e raccolta attorno al battezzato: una tavolata assortita di dolci e gli immancabili confetti benaugurali, un tempo realizzati a mano con mandorle amare tostate e ricoperte di glassa di zucchero o di cioccolata. Il tutto, naturalmente, annaffiato da una ricca scelta di vini liquorosi.

Il Menù

La prima cosa che balza all’occhio nel buffet tipico di questa festa è la sua artigianalità: i dolci sono per lo più preparati in casa e in molte zone del Sud il ricorrere a pasticcerie viene addirittura visto di cattivo augurio perché implica una non diretta partecipazione della famiglia all'evento.

Molti dei dolci offerti hanno nell’aspetto e nel nome chiari riferimenti 'ultraterreni': ecco allora vassoi ricchi di gocce celesti, in onore dei maschietti, o rosa per le femminucce, canestrelli ricoperti di zucchero a velo, torte paradiso, nuvole di meringhe ripiene di panna, pani degli angeli, lingue di gatto servite con creme pasticciere e mandorle glassate o bagnate nella cioccolata nera profumata di rhum.

Tra le moltissime specialità, personalizzate di regione in regione, vi presentiamo qui le versioni 'base' più diffuse, che oggi si possono trovare nelle pasticcerie più antiche di molte località.
Pane degli angeli
L’aspetto di questo dolce, morbido e non farcito, raggiunge il massimo dell’appetibilità se utilizzate per cuocerlo uno stampo alto da budino, preferibilmente in rame. Il fatto che il pane spiccasse fra le altre prelibatezze anche per questioni di "altezza", lo rendeva in un certo senso l’alimento che tutti gli invitati dovevano notare e quindi assaggiare perché fosse davvero di ottimo auspicio per l'angelo entrato in casa.

Per un ottimo pane degli angeli avete bisogno di:
150 g di farina
150 g di zucchero a velo
10 chiare d’uovo
1 cucchiaino da te di cremor di tartaro (il cremor di tartaro è un sale dell’acido tartarico e anticamente era usato, insieme al bicarbonato, per far lievitare i dolci casalinghi. Adesso si preferisce ricorrere al lievito in bustine anche se il cremor di tartaro funziona benissimo. Si acquista nelle drogherie)
_ cucchiaino da te di estratto di vaniglia
_ cucchiaino da te di estratto di mandorla
175 g di zucchero

Procedimento:
Fate scaldare il forno a 190°. In una ciotola mescolate farina e zucchero a velo, mentre in un’altra, di rame e abbastanza grande, mescolate le chiare, l’estratto di vaniglia, il cremor di tartaro e l’estratto di mandorle. Montate le chiare a neve utilizzando un frullino e aggiungete, mentre queste assumono la consistenza della neve ferma, lo zucchero, un cucchiaino alla volta. A questo punto aggiungere il composto di farina, facendo attenzione a non mescolare eccessivamente e quindi smontare le chiare. Versare l’impasto in uno stampo alto di rame per ciambelle o budini, utilizzando un cucchiaio.

Accertatevi che non vi siano bolle d’aria passando un coltello nella pasta. Infornate e cuocete per 45 minuti: la torta deve diventare gonfia ed elastica e, una volta cotta, deve riposare per almeno mezz’ora. Spolverizzate con zucchero a velo e servite con liquore all’anice.
I canestrelli
I canestrelli venivano preparati già nel XVIII ed erano serviti a fianco di caffetteria e zuccherini vari. Della bontà e della delicatezza di questi dolcetti ne parla anche Pellegrino Artusi (link a "Nato a Forlimpopoli il 4 agosto 1820 da un ricco droghiere con tendenze rivoluzionarie e patriottiche, Pellegrino Artusi sfruttò le buone condizioni economiche della famiglia e dopo la laurea, fondò un banco a Firenze e ritiratosi a vita privata, ebbe il tempo di dedicarsi alle proprie passioni, fra le quali la cucina aveva un ruolo primario. La sua opera più importante fu — appunto — il volume La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene pubblicato nel 1891), ma la ricetta più originale è quella lasciataci da un certo Maestro Angeliero, "reale confortinaio" ligure che per realizzarli nella maniera migliore suggeriva:

Ingredienti:
200 g di farina bianca di semola fina
100 g di burro fresco
100 g di zucchero pesto
1 uovo intero
un po’ di cannella
un pizzico di sale
10 g di cioccolato nero

Procedimento:
Setacciare la farina con lo zucchero e aggiungere la cannella, il sale e infine l’uovo intero. A questo punto, Mastro Angeliero suggerisce di dividere la pasta liscia in due parti, ad una delle quali si devono incorporare 10 grammi di cioccolato ammollito, per formare poi da entrambi gli impasti tanti pezzetti grossi come ghiande.

Per realizzare i veri canestrelli bisogna utilizzare i "ferri da cialde", che vanno riscaldati e unti di burro. A questo punto si aprono i ferri e si intervalla l’impasto bianco a quello nero.

Richiudete il ferro e ponetelo sul fuoco forte, rivoltandolo da entrambe le parti fino alla completa doratura dei dolcetti. Togliete il ferro dal fuoco e aiutatevi con un coltello per staccare i canestrelli dalle pareti. Serviteli raffreddati con del Moscato d’Asti.

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